mercoledì 25 agosto 2010

Agopuntura nella Sindrome da Iperstimolazione Ovarica

La Sindrome da Iperstimolazione Ovarica (OHSS) è una potenziale effetto grave collaterale causato dai farmaci somministrati durante i trattamenti che fanno parte delle Tecniche di Riproduzione Assistita (ART).

Anche se la sindrome si verifica solo nel 3-5% delle donne sottoposte a Tecniche di Riproduzione Assistita (ART), gli Agopuntori specializzati nel trattamento dell’infertilità hanno a che fare con questa sindrome con una maggiore frequenza, in quanto le donne che si sottopongono a trattamenti di agopuntura spesso rientrano in quelle categoria di pazienti che sono suscettibili a sviluppare questa sindrome (OHSS).

Se gli Agopuntori sono in grado di identificare l'insorgenza della OHSS in una fase molto precoce, la maggior parte dei casi di entità da lieve a moderata può essere trattata attraverso l’agopuntura con successo alleviando il disagio che può crescere d’entità, prevenendo lo sviluppo di una forma di OHSS grave e consentendo che il trasferimento degli embrioni abbia luogo.

Nei casi più critici l'agopuntura può contribuire ad alleviare molti dei sintomi più gravi in associazione alle cure mediche tradizionali. Se la paziente entra in gravidanza, quando ancora persiste la sindrome, gli ormoni possono peggiorare notevolmente i sintomi. L'agopuntura in questo caso è uno strumento estremamente prezioso per aiutare la paziente a superare quello che altrimenti potrebbe essere un primo trimestre molto difficile.

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domenica 15 agosto 2010

LO STREES BLOCCA LA GRAVIDANZA

Lo stress implicato in una sorta d’infertilità momentanea

A volte dietro alla difficoltà di concepire e restare incinta ci può essere lo stress anziché problemi di fertilità.

È sempre più sotto accusa lo stress; implicato nelle più disparate manifestazioni di sintomi e in molte delle malattie “moderne”, ora pensa bene di mettere i bastoni tra le ruote di chi vorrebbe una gravidanza. Sì, secondo un nuovo studio, elevati livelli di stress possono ritardare la gravidanza.

Ecco quanto suggerito dai ricercatori della Oxford University (Uk), i quali dopo aver testato alcuni biomarcatori dello stress su un gruppo di 274 donne sane di età compresa tra i 18 e i 40 anni, hanno concluso che alti livelli un indicatore dei livelli di adrenalina nel corpo (l’alfa-amilasi) riducono del 12% la possibilità di restare incinta.

Le donne partecipanti allo studio erano tutte implicate nel tentativo di avere una gravidanza naturale. A queste è stato prelevato un campione di saliva per poter rilevare la presenza di determinati ormoni noti per essere significativi di una condizione di stress: in particolare il cortisolo e l’adrenalina.

Dai risultati dello studio, pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility, è emerso che le donne con maggiori livelli di alfa-amilasi si vedevano ridurre significativamente le probabilità di concepire nei giorni fertili rispetto alle donne che invece mostravano bassi livelli di questo indicatore. La presenza i diverse misure dell’altro ormone, il cortisolo, non ha invece mostrato produrre differenze nelle probabilità di restare incinta.

«Lo studio supporta l’idea che le coppie che stanno cercando di avere un figlio dovrebbero cercare di stare “tranquille”. In qualche caso anche tecniche di rilassamento come lo yoga potrebbero essere d'aiuto», conclude la dottoressa Cecilia Pyper co-autore dello studio. (lm&sdp) Articolo tratto da lastampa.it

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sabato 14 agosto 2010

PER CONCEPIRE SERVE ZINCO

Il minerale gioca un ruolo cruciale nella fecondazione degli ovuli sani

Non tutte le uova riescono a essere fecondate, non tutte sono adatte per esserlo e, al contempo, non tutte riescono a diventare un embrione che, si spera, produrrà una nascita.
“Quello che manca, in questi casi, è lo zinco”, dicono gli scienziati della Northwestern University. E questo minerale deve essere presente in grandi quantità se si vuole che gli ovuli siano sani.

Quindi, non è colpa delle uova se non riescono a essere fecondate e poi sviluppare un embrione sano, ma soltanto della presenza o meno dello zinco, di cui pare siano “ghiotte”. Allora, in questo caso, basta dare da mangiare agli affamati potremmo pensare, ma la faccenda non è così semplice. «Attualmente non possiamo prevedere quali uova isolate da una donna producano il migliore degli embrioni che si tradurrà in un bambino. Non tutte le uova sono capaci di diventare embrioni sani», ha dichiarato in proposito la dottoressa Alison Kim.

Lo studio sugli ovuli affamati di zinco è stato condotto, ancora una volta, sui topi e ha mostrato come le uova di questi animali, avendo il minerale disponibile in grandi quantità, tendessero ad accaparrarsene il 50% in più del normale per poter raggiungere bene e in fretta la piena maturità ed essere pronti alla fecondazione con tutte le carte in regola.

Secondo i ricercatori, lo zinco aiuta l’ovulo a uscire da una certa situazione di base per dirigersi verso la critica fase finale dello sviluppo. E lo zinco è stato l’unico a essere rilevato in concentrazioni elevate durante la fase finale dello sviluppo rispetto ad altri metalli testati come il ferro e il rame. Sempre lo zinco, che pare inarrestabile, si è rivelato l’unico metallo in grado di cambiare in modo significativo il processo di maturazione dell’ovulo.

Per converso, elemosinare questo minerale, e avere scarsi livelli, manda gli ovuli in pausa prematura proprio prima della fecondazione. Ma il "pit stop" può essere produttivo nel momento in cui si ridà via libera all’abbuffata di zinco spiegano, anche se non proprio in questi termini, i ricercatori sulla rivista Nature Chemical Biology. (lm&sdp). Tratto da lastampa.it

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